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Richard Rogers

Brogi: Qual è il significato di dematerializzazione e permeabilità nella sua architettura, e quale delle sue opere meglio illustra il concetto? 

Richard Rogers: L'architettura si fonda su bisogni che cambiano di continuo. Per esempio, i bisogni dell'attività bancaria di trent'anni fa non contemplavano la tecnologia dell'informazione, invece oggi essa è presente ovunque; il modo di svilupparsi della famiglia sta cambiando, infatti cent'anni fa si avevano dieci figli per famiglia mentre oggi ce n'è uno solo. Tutto sta cominciando a cambiare, anche nel mondo del lavoro e degli affari. Il cambiamento è fondamentale e quindi vogliamo costruire edifici che rispondano al cambiamento. Ciò fa sì che oggi l'atto di costruire rappresenti molto più di prima una prestazione artistica, è una struttura in cui si realizzano delle prestazioni artistiche. E' improvvisazione, un po' come nel jazz, quando c'è un ritmo e si improvvisano i pezzi musicali su quella base. Infatti nessun cliente dirà mai "Non lo si può cambiare", e nessun architetto forse dirà mai al suo cliente "Non lo può cambiare". Il concetto visivo , specialmente il concetto italiano o greco di architettura durante il Rinascimento o l'ellenismo, era che un edificio dovesse essere perfetto: nulla poteva essere aggiunto né tolto. Oggi questo non può essere, infatti subito dopo aver finito di costruire un edificio ci chiedono di fare dei cambiamenti, e credo che questo vada bene. Allora si deve trovare una nuova organizzazione, un nuovo ordine per la costruzione affinché permetta il cambiamento; la si deve interpretare con intelligenza. Oggi siamo molto più vicini all'idea di robot che a quella di tempio classico. Con questo non intendo affatto diminuire il concetto di tempio classico, sto solo affermando che siamo in un'altra era, e che ci stiamo muovendo verso un'epoca di robotizzazione dell'architettura in cui forse si parlerà ai muri ed essi ti risponderanno; oggi esiste del vetro che, premuto, assume un colore verde, blu o rosa, a seconda di quello che si vuole: si vuole fare l'amore? Allora si preme il vetro e diventa rosa: è fantastico! 

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