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Perchè il verde è il colore della sostenibilità (e perchè non ha senso che lo sia)

 

Generato dalla mescolanza fra il ciano (una tonalità di blu) ed il giallo, il verde è una colorazione particolarmente significativa, soprattutto in alcuni paesi del mondo. Il verde, il colore “eco” per eccellenza, della sostenibilità, della simbiosi con la natura, secondo alcune interpretazioni e ricerche, di sostenibile ha poco e nulla. Il verde viene frequentemente associato alla speranza, alla rinascita, alla primavera, alla giovinezza, alla meditazione e alla calma e, soprattutto, verde è il colore della natura, del mondo vegetale, dell’ambiente: le piante sono verdi perché assorbono tutte le lunghezze d’onda ad eccezione di quella a cui corrisponde il verde, che viene riflesso e quindi percepito dall’occhio umano.

GREENWASHING: QUANDO IL VERDE È UN FALSO

Proprio per via dell’immediato richiamo alla natura, il verde è stato scelto come colore simbolo dell’ambiente e dell’ecosostenibilità. Si tratta purtroppo di una tinta assai difficile da sintetizzare, il cui processo di produzione è piuttosto complesso ed inquinante, così come lo è lo smaltimento della plastica e della carta dipinti di codesto colore (molti pigmenti verdi contengono sostanze tossiche).

In un’intervista al New York Times si legge: “Il colore verde non potrà mai essere eco, a causa del modo in cui viene creato. È impossibile colorare di verde la plastica, o stampare con inchiostro verde su carta, senza contaminare”. Questa sconvolgente dichiarazione del chimico Michael Braungart, co–autore insieme a William McDonough del volume di design “Cradle–to–Cradle” sul processo di ideazione che elimina il concetto di rifiuto. L’autore rivela che la produzione del colore verde è in realtà problematico, così come lo è lo smaltimento di oggetti dipinti con questa tinta.

 

IL VERDE NELLA STORIA DELL’ARTE

Nella storia dell’arte il verde ha causato molti problemi visto che i pittori non riuscivano mai a trovarne la gradazione giusta, così che spesso i loro quadri perdevano tono e in alcuni casi finivano per deteriorarsi.

Un altro chimico, questa volta inglese, di nome Philip Ball, nel suo libro “Colore. Una biografia” racconta come il verde sia sempre stato difficile da sintetizzare e i pittori di tutte le epoche avessero cercato con esso un modo per rendere al meglio le tonalità della natura nei loro quadri, spesso con risultati disastrosi e talvolta pericolosi visto che per sintetizzare questa tinta venne impiegato anche il velenosissimo arsenico.

Questo colore venne superato dall’acetoarsenito di rame (noto come “verde smeraldo”), creato nel 1814 dal produttore di vernici Wilhelm Sattler in collaborazione col farmacista Friedrich Russ. L’arsenico contenuto in questa gradazione di colore era molto velenoso e quando il colore veniva impiegato nella carta da parati, bastava spazzarla per far volare particelle velenose che pare furono causa della morte di Napoleone sull’isola di Sant’Elena.

IL VERDE NELLE PRODUZIONI INDUSTRIALI ATTUALI

Nelle produzioni industriali attuali il pigmento classificato come “verde 7”, ad esempio, è la gradazione più comune per la plastica e la carta, è organico ma contiene cloro, che in alcune sue forme può causare il cancro e gravidanze problematiche.
Il pigmento “verde 36” oltre al cloro contiene velenosi atomi di bromuro, mentre il pigmento “verde 50” oltre ad essere inorganico è un cocktail tossico di cobalto, titanio, nickel e ossido di zinco.

Queste rivelazioni sono davvero spiazzanti in quanto dimostrano che se oggi esiste un enorme bisogno di ecosostenibilità nel mondo, per assicurare a tutti gli esseri viventi un futuro degno, tuttavia molto spesso essa è bypassata da atteggiamenti e mezzi poco coerenti con i fini da raggiungere, a cominciare appunto da cose basilari come i colori simbolo.

Il verde è stato, ed è ancora oggi, utilizzato dagli ambientalisti per l’immediato richiamo alla natura. In anni recenti è arrivato il riscaldamento globale a rendere il verde il colore più amato del Pianeta, tanto che molte aziende sono certe che basta dipingere i prodotti di questo colore per renderli ecosostenibili.

Essere “green” non è semplice e soprattutto non è una questione di colore ma di piccoli gesti quotidiani e di grandi azioni collettive a favore e tutela dell’ambiente.
Da questo punto di vista il caso del colore verde è emblematico: oramai esso simboleggia lo spirito eco e non pensiamo che potrà essere sostituito da altri colori, piuttosto auspichiamo che i comportamenti ecosostenibili che fanno uso di questo colore come vessillo diventino sempre più rilevanti e incisivi.

Mariangela Martellotta  Architetto

Architetto pugliese. Prima di decidere di affacciarsi al nascente settore dell’Ecosostenibilità lavorava nel settore degli Appalti Pubblici. È expert consultant in bioarchitettura e progettazione partecipata. Opera nel settore della cantieristica. È membro della Federazione Speleologica Pugliese.

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